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Jung e la psicoanalisi

Jung e la psicoanalisi

Carl Gustav Jung, psichiatra, psicoterapeuta e antropologo svizzero, nacque a Basilea il 26 luglio 1875. Studiò medicina a Basilea e a Parigi. Dal 1900 al 1909 fu assistente e poi primario nella clinica psichiatrica di Zurigo; dal 1905 al 1913 docente di psichiatria all’Università di Zurigo. In seguito professore di psicologia al politecnico di Zurigo. Tra i primi seguaci di Sigmund Freud, contribuì a fondare (1910) la Società Psicoanalitica Internazionale, di cui divenne presidente. Inizialmente vicino alle concezioni di Freud, se ne allontanò nel 1913 dopo un processo di differenziazione concettuale culminato con la pubblicazione, nel 1912, di La libido: simboli e trasformazioni. In questo libro egli esponeva il suo orientamento ampliando la ricerca analitica. Creò una propria scuola psicologica (“Scuola di Zurigo”) ed una propria teoria chiamata “psicologia analitica”. Nel 1942 Jung sospese l’insegnamento al politecnico di Zurigo per motivi di salute; nel 1944 passò a insegnare psicologia medica a Basilea, una cattedra creata per lui.
Nell’elaborazione del suo pensiero hanno avuto molto importanza da un lato l’attività clinica con pazienti anche gravi, dall’altro i suoi interessi culturali che spaziavano dall’arte alla filosofia, dalla religione all’antropologia. Molti dei termini introdotti da Jung, derivati dal passato ma rielaborati in chiave moderna, sono entrati a far parte del linguaggio comune: Complesso, Sé, Archetipo, Ombra, Introversione ed Estroversione, Inconscio collettivo, Individuazione.
Un aspetto importante del suo lavoro, raccolto nelle Opere, è stato quello di aver avvicinato i grandi temi dell’esistenza umana: la natura della psiche, la dinamica conscio-inconscio, le modalità di espressione della personalità, il valore della cultura, il problema del male, in particolare la necessità di una presa di coscienza dell’Ombra inconscia. I concetti junghiani basilari di trasformazione e individuazione quale percorso verso un soggetto adulto e consapevole, includono l’idea di integrazione degli aspetti positivi e negativi (Ombra) del proprio sé, nonché il riconoscimento di tali componenti negli altri individui.
Jung considerava la psiche come dinamica, flessibile e orientata al cambiamento, per questo motivo non ne ha mai ipotizzato una rigida struttura: “Le teorie sono inevitabili, ma come meri sussidi. Se sono elevate a dogmi, dimostrano che è stato represso un dubbio interiore”. (1945)

Le recenti scoperte in ambito neuroscientifico hanno di fatto confermato questa plasticità nel tessuto cerebrale e quindi anche nelle sue funzioni, appunto psichiche. Jung aveva intuito che la psiche tende a mantenere un’omestasi, un equilibrio attraverso la tensione dinamica degli opposti; la risoluzione di tale tensione si può realizzare sul piano psicologico …”Gli opposti sono delle condizioni… indispensabili della nostra vita psichica” (Opere, Vol.XIV) La natura dialettica della psiche è caratterizzata dalla ricerca di una nuova sintesi “La natura non si blocca di fronte agli opposti; al contrario, utilizza la loro contrapposizione per creare qualcosa di nuovo” (Opere, Vol XVI) Il termine coniunctio, derivato dalla letteratura alchemica, designa l’unione di sostanze diverse ma correlate, un vero e proprio matrimonio degli opposti in grado di generare un terzo elemento, una nuova e imprevedibile sintesi.
Questi costrutti assumono una notevole importanza nel lavoro analitico soprattutto nell’affrontamento di situazioni di impasse della vita, nelle scelte difficili, nei blocchi evolutivi, nelle ripetizioni nevrotiche a diversa espressività sintomatologica.
Attualmente in Italia esistono tre Associazioni junghiane che fanno parte di quelle riconosciute nel mondo, circa 60, dalla Associazione Internazionale (IAAP) : AIPA e CIPA, con sede principale a Roma, ARPA con sede a Torino.